Tab Article
Michelangelo scrive in calce ad una poesia, su di un foglio celestino, parole misteriose: Delle cose divine se ne parla in campo azzurro. E sulla parete immensa del Giudizio Universale, splendente del lapislazzuli azzurro, appare "al centro, tremendo e splendido, il Cristo Giudice. Così nuovo, anzi antichissimo, da rendere impossibile concepire un altro Giudice, definitivo. La sua nudità è più regale di qualunque abito, il suo gesto significante più di ogni parola, il suo volto non somiglia a quello di nessun altro Gesù mai dipinto prima. E il suo sguardo, invece di incenerirci, è rivolto in basso, sospeso nell'infinito attimo che precede il Giudizio, e in quell'attimo incontra gli occhi di San Bartolomeo, o forse invece va oltre e si posa sulla pelle svuotata nella mano del santo". Nella Sacra Rappresentazione della Sistina, i personaggi titanici si muovono come attori sulla scena teatrale, dal potente Giudice Divino all'altro Giudice infernale, Minosse. Insieme a loro la Vergine ed i santi Lorenzo, Bartolomeo, Sebastiano celebrano un rituale, svelano un disegno: la formula della salvezza. Inizia da qui un viaggio attraverso la grande visione del Giudizio, un labirinto magico nel quale perdersi per ritrovarsi. "[...] una ricerca appassionata e appassionante che fornirà agli studiosi di Michelangelo elementi nuovi di riflessione e riscontro visivo, facendo di questo studio un sicuro punto di riferimento nell'ambito della storia dell'indagine su questo supremo capolavoro, autentico pozzo senza fondo per la coscienza occidentale. [...]". (Dalla prefazione di Claudio Strinati)