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I munera devono essere considerati unicamente una forma spettacolarizzata di divertimento? Cosa ci celava dietro al successo, rimasto immutato nei secoli, di queste manifestazioni? Il volume intende rispondere a queste domande indagando i processi politici e sociali di questo fenomeno in un viaggio che parte dalle origini della gladiatura, quando i duelli dei proto-gladiatori erano legati a riti gentilizi praticati dalle classi dominanti delle Regiae italiche, al loro arrivo intorno al III sec. a.C. a Roma dove i munera si trasformarono a uso e consumo della società romana, da occasione privata nella Roma repubblicana a spettacolo pubblico in quella imperiale. Ma è soprattutto durante il processo di "romanizzazione" delle province che i giochi gladiatori e lo spazio circoscritto dell'anfiteatro divennero il mezzo attraverso il quale fu possibile fissare l'identità di una "comunità romana", uno strumento che sostenne il dominio di Roma sulle genti attraverso una particolare forma istituzionalizzata di svago. Se Roma introdusse la gladiatura nel processo di "romanizzazione", allo stesso modo, in quella che può essere definita la prima fase del colonialismo, le potenze moderne imposero nei secoli scorsi le loro consuetudini attraverso l'attività sportiva. Lontano dall'essere solamente gioco o marginalmente attività ludica, lo sport è infatti da sempre la chiave e la componente della costituzione di molte società antiche e moderne e un aspetto centrale della globalizzazione della cultura, e della locale resistenza a essa.