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Le autrici si sono confrontate con il progetto ambizioso di correggere due secoli di errori e di leggende riguardanti le residenze di Napoleone all'isola d'Elba: il primo di grande respiro dopo l'acquisizione del piccolo palazzo dei Mulini da parte dello Stato Italiano nel 1927. Solo negli ultimi anni si è avvertita, da chi aveva la responsabilità di conservare e valorizzare questo bene di straordinario valore storico, la necessità di dotarsi del supporto di un'indagine scientifica che permettesse di capire quale era lo stato effettivo della residenza "imperiale" dei Mulini, così come Napoleone l'aveva progettata e realizzata. Non si era mai indagato su quanto complesse fossero le modalità con le quali Napoleone organizzava i luoghi in cui viveva, anche temporaneamente, codificate fin dall'inizio dell'Impero con l'istituzione della Maison de l'Empereur, e dell'Etiquette Imperiale: una pigrizia culturale e una supponenza che hanno finito per consolidare l'immagine di un Imperatore prigioniero, afflitto e sconfitto, confinato in una residenza di modeste dimensioni. Ha così prevalso una "vulgata" alimentata dalla tradizione orale e da una pubblicistica aneddotica che ha finito per condizionare ogni approccio con il patrimonio napoleonico dell'Elba che non ha mai convinto gli studiosi e che lasciava interdetti i visitatori, soprattutto stranieri. In definitiva, per azzardare una sintesi efficace, le autrici hanno puntato, con coraggio e determinazione, a riportare Napoleone nelle residenze...