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Figure di spicco nel popolatissimo e composito scenario della musica barocca, Antonio Vivaldi, il Prete Rosso veneziano, e Johann Sebastian Bach, il divino Kantor di Lipsia, sono i protagonisti di più alto profilo di una stagione culturale ricca di fermenti e ormai alle soglie di mutamenti rivoluzionari. Ammirati dai contemporanei come virtuosi di eccezionale talento - l'uno per il violino, l'altro per la tastiera di organo e clavicembalo - entrambi si scontrano con la retrograda severità delle istituzioni musicali, con le consuetudini antiquate, i pregiudizi e le meschinità del tempo, ma senza entrare in conflitto con la propria epoca, della quale invece ritraggono, nel linguaggio dei suoni, limiti e qualità eminenti. Questo non significa, però, che la loro opera sia datata. Al contrario, se avvicinata con un metodo di ascolto non condizionato dall'emotività o da superficiale edonismo, e neppure limitato a rilievi tecnici da esperti, si può riscoprirne la sorprendente attualità, un patrimonio culturale senza tempo.