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"Sentivo di dover dare retta a chi mi suggeriva di fare una vita normale, meno sballata, ma temevo la cosiddetta normalità più della malattia". Valeria inguainata in una minigonna mozzafiato, un bicchiere di gin tonic in mano, una riga di coca appena tirata nel bagno di una discoteca di Milano o di New York. Valeria accasciata sulla poltrona dell'analista, stordita da un'overdose di psicofarmaci, delirante tra la folla di discepoli dell'ultimo santone indiano venditore di felicità. Valeria che entra nella combriccola del Blasco e ci si perde, che rincorre il sogno del successo nei teatri di Broadway, che si compra un marito americano per inventarsi una nuova vita lontano da qui, lontano da una famiglia alla deriva che la riempie di soldi e la svuota d'amore. Tutto vero. Autoritratto a tinte forti della figlia di Giuseppe Poggi Longostrevi, "il re Mida della Sanità milanese" morto suicida nel 2000, padre-padrone sempre in bilico tra intraprendenza e follia. Storia estrema di una donna alla ricerca disperata di un senso, una lumaca chiusa nel suo guscio che per la prima volta prova davvero a mettere fuori la testa.