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"Questo racconto non ha la pretesa né la presunzione di aggiungere niente a quello che altri, più competenti e preparati di me, hanno detto e scritto meglio sull'argomento. D'altro canto so benissimo che molto spesso i saggi, di qualunque cosa trattino, hanno vita breve nell'attenzione mediatica e della gente che li legge. Soprattutto dei più giovani. Allora, come ho già fatto qualche anno fa per la storia degli ebrei di Montecatini, ho provato a scrivere un giallo con la speranza di incuriosire e con lo scopo di ricordare quanto accadde nel Padule di Fucecchio nell'agosto del 1944. Perché ultimamente - complici il trascorrere del tempo e la società liquida che stiamo vivendo - certe storie prima si diluiscono, poi perdono la loro consistenza e infine spariscono venendo dimenticate." (dalla prefazione dell'autore)