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«"Volo". "Voglio" e "volo". E la seconda persona si sostantivizza in "vis" - "forza" - col "robor" del motore poetico ad eliche di anima. Avvertimento al lettore, magnifico o munifico: per decollare da queste pagine, che salutano con il varo finale sulle labbra dell'orizzonte (bacio fra terra e mare, finito infinito, nuvole e zolle), ci vuole un brevetto di vita strizzata nelle rughe dell'esistenza, con ali di aliante, che si muove nel solco dei versi, appena bagnato da lacrime al gusto di grappa. L'autore, poeta poietico, scolpisce la cavalcata cronologica, fra paesaggi di anima e di luoghi, con la propria subbia verbale, con schegge di parole come "luminami", che lasciano fuori "il" per non perdere la folgorazione dell'immagine al fosforo. Non mancano altri esempi di creatività plastico-cinetica, come nelle liriche finali de "La colonia", ai tempi dell'oratorio, quando "anche il riso negli occhi era diverso", o ne "La partita di pallone", con le "esse" di "fossa" ed "ossa", che sibilano fra le gambe dei giocatori, ancora lontani dal "lucro". Sottilissimi e magistrali, in chiave poetica, i richiami alle realtà socio-politiche, con denuncia, affilata quasi pasoliniana, del "radical-chic", che brinda col proprio arrivismo, come dimostrato dal Sessantotto ai nostri giorni. (...)» (dalla presentazione di Cristiano Mazzanti)