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Nei suoi Journaux intimes, Baudelaire ci rivela che "l'amore è il gusto della prostituzione" e in tal modo si connette all'evento espressivo: "Cos'è l'arte? Prostituzione" (Fusées). Uscendo da sé, disappropriandosi, il poeta moltiplica le possibilità di contatto, mobilitando le sue pluralità soggettive, diffrangendo il suo "cuore moltiplicato". È il desiderio, infatti, che riesce a intrecciare affettività primarie in cui, attraverso l'alterità, si scoprono aspetti ignorati di sé. In tal senso, la critica allestisce uno scenario di carattere erotico da cui si esce trasfigurati. Sono trentotto le poesie scelte e tradotte seguendo semplicemente il filo rosso del desiderio, per il bisogno insopprimibile di rispondere nella propria lingua a questo amico che ci interpella, "- ipocrita lettore, - mio simile, - fratello!", e ne sa, su di noi, più di quanto noi stessi sappiamo o amiamo sapere... Chi traduce risponde alla voce che interroga e offre alla poesia la sua stella cadente: il sentimento condiviso della malinconia che si trasforma in canto. Introduzione di Carlo Pasi.