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Il Prologo del Quarto Vangelo, che la tradizione della Chiesa attribuisce all'apostolo Giovanni, è da sempre un luogo privilegiato per l'interpretazione esegetica, teologica e filosofica. Nelle intenzioni dell'evangelista il Prologo è un inno a Gesù Cristo. Quando Giovanni parla del Logos non intende fare una speculazione né sull'origine del mondo né su Dio. Egli vuole risalire alle origini di ciò che è stato visto: la storia di Gesù. Riflettendo sulla persona e la storia di Gesù, l'evangelista ha compreso che egli è da sempre, dal principio, presso Dio. Anzi Gesù non è solo in principio presso Dio, ma è il Logos che è Dio. Hegel conosce molto bene la profondità spirituale del testo giovanneo, ma va oltre. Come per i suoi contemporanei (Fichte, Schleiermacher e Schelling), anche per il filosofo di Stoccarda il Prologo diventa la fonte per "riscoprire" la verità, la rivelazione e la manifestazione speculativa della vita e della natura divina, un movimento logico-eterno che il velo della rappresentazione religiosa tiene nascosto. Questo lavoro viene così a completare il discorso iniziato con la Logica della Rivelazione. Trinità, Incarnazione e Comunità nel pensiero di Hegel (2020).