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Eugenio Rignano (1870-1930) è una delle figure più affascinanti, ma sinora meno studiate, del positivismo italiano. Ingegnere e cofondatore della «Rivista di Scienza», poi «Scientia», Rignano è stato uno scrittore prolifico, contribuendo a discipline come la sociologia, la biologia, la psicologia. Spinto da una profonda fede socialista, questa figura di studioso si è a lungo occupata di problematiche vastissime, cercando di comporre i dualismi insanabili che minacciavano di lacerare la sintesi scientifica del suo tempo: mente e corpo, nature e nurture, capitalismo e socialismo. Le sue letture internazionali lo portarono a soffermarsi sulla nozione di "memoria organica": ovvero l'idea che le tutta la materia organica possieda capacità mnemoniche, e che queste ultime spieghino i fenomeni dell'ereditarietà. Sulla base di questa sintesi, nella veste inedita di un "ingegnere del ragionamento", Rignano ha proposto un'interessantissima lettura della psicologia. I suoi testi, più apprezzati all'estero che non in Italia, si collocano in un momento cruciale della storia della psicologia, fra la "crisi" del Novecento e la nascita delle più importanti scuole, divenendo materiale di confronto per autori come Janet e Piaget. Con un saggio di Elena Calamari.