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Per alcuni anni, separatamente, gli autori hanno studiato una parte del vasto materiale dell'Archivio dell'ex Manicomio di Sant'Artemio di Treviso, ritenendo che fossero necessari il silenzio e la solitudine per accostarsi a documenti tanto intensi e riservando a momenti successivi il confronto su di essi. Oltre a ventottomila cartelle cliniche e a una biblioteca che ci dà ragione del contesto scientifico dei medici che vi lavoravano negli anni considerati, l'archivio contiene vari quaderni di annotazione che raccolgono elenchi meticolosi, vergati in bella calligrafia, di suppellettili, arredi, provvedimenti disciplinari o encomi riservati agli infermieri, beni personali sottratti ai pazienti al momento del ricovero: non c'era aspetto della quotidianità che non venisse sottoposto a questa sorta di metaforica radiografia. Le lettere degli internati e quelle dei loro cari, soggette a censura e spesso mai recapitate, ci raccontano, invece, storie cadute nell'oblio, ma anche l'evoluzione del modo di vivere la relazione di cura. Una cura intesa secondo il significato antico di sollecitudine per un altro in condizioni di particolare debolezza psicofisica e dunque come un processo che trasforma entrambi i soggetti della relazione stessa. Prefazione di Gerardo Favaretto.