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Una figlia che la madre riconosce d'avere avuto per caso, quando proprio non se la aspettava e per di più in tempo di guerra e in un paese straniero, passati i cinquant'anni le pone una domanda: "Come mai, mamma, in tanti anni che abbiamo trascorso insieme, non c'è mai stato qualcosa di me che ti sia piaciuto, che tu abbia condiviso o anche solo accettato senza giudicarmi male e senza irridermi?". La madre una risposta ce l'ha, e non esita a darla: "Cosa vuoi che ti dica, mi sei antipatica". Il giudizio è categorico e la figlia se lo aspettava, lei troppo simile al padre, troppo legata a lui, ma non riesce a liberarsi del passato. E un giorno che vuole salutarla per tornare a casa la madre la trattiene, e finalmente le dice: "Ho capito che sei la più buona e la più intelligente delle mie figlie, ma ricordati che riconoscerlo alla mia età è segno di intelligenza". Ha compiuto novant'anni, e ora non c'è più niente da dire, è tutto chiaro, ma lei, che ha continuato a scavare nel groviglio del suo passato, è arrivata a riconoscere di essere simile alla madre che non c'è più e per questo la ricorda e la cerca ancora...