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Come nacque e si sviluppò la scienza commercialistica nel processo di passaggio dall'antico ius mercatorum al diritto commerciale codificato? È il problema dell'autonomia della disciplina che riguarda fondamentalmente il duplice rapporto con la civilistica - considerata, nell'immaginario ottocentesco, l'officina di produzione delle categorie e del linguaggio dell'universo giuridico e dunque la scienza per eccellenza - e con l'economia, ritenuta la materia su cui si innestavano le forme del diritto commerciale. In quel processo venne rovesciata l'idea che la giuscommercialistica fosse una scienza satellitare del diritto civile e si affermò di converso la 'commercializzazione' della vita civile. In un arco temporale compreso, grossomodo, tra i decenni centrali dell'Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, i saggi raccolti in questo libro esaminano diverse figure di giuristi (protagonisti o membri del coro), strumenti (riviste, prolusioni, saggi, trattati), provvedimenti e progetti normativi, momenti del reclutamento accademico (candidati e loro formazione, prove concorsuali, commissari), esperimenti didattici. L'ottica è transnazionale, come nella vocazione del commercio e come soprattutto suggerisce il continuo rimbalzare di tematiche, personaggi e opere da una esperienza ordinamentale all'altra. Così capita di riscontrare che Serafini fosse impegnato nei lavori preparatori dell'Obligationenrecht svizzero e che questo venisse abbondantemente commentato in Italia nelle sue due edizioni, che il Corso di Vidari venisse letto e discusso dai protagonisti della giuscommercialistica brasiliana, che autori come Vidari e Bolaffio fossero attentamente compulsati nell'importante manuale di Soler in Spagna, che il giovanissimo Mossa fosse attratto dalla più recente dottrina tedesca.