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Ragionare sui confini - in senso fisico e metaforico - è quanto mai necessario in una società globale che deve bilanciarsi tra diverse realtà culturali e tensioni identitarie: il valore ambiguo del confine, nella sua duplice funzione di barriera e di soglia, evidenzia un momento critico tanto nell'organizzazione spaziale quanto nella definizione delle identità. I Romani d'altronde sembrano ossessionati dai confini, come dimostra l'importanza che le fonti storiche attribuiscono ai limiti di una città i cui confini possono muoversi in una sola direzione, cioè verso l'esterno, e che nei secoli ingrandisce il suo potere tanto da arrivare a non conoscere più limiti. Il volume affronta il tema con un approccio interdisciplinare, che va da una lettura teorico-demografica alla prospettiva storico-religiosa e antropologica e alla questione giuridica, senza dimenticare l'aspetto urbanistico, topografico ed epigrafico, gli indizi archeologici e i contesti paesaggistici di riferimento. Si tratta di una riflessione a più voci che desidera sottoporre nuove questioni, proponendo spunti interpretativi originali al fine di aprire prospettive inedite di ricerca.