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Mozart si ispirò al suono dello Stradivari per il suo quintetto d'archi, e al suono del clarinetto di Stadler, con poche chiavi e con un'intonazione approssimativa, per il suo quintetto K 581 e per il concerto K 622. Com'è possibile che Mozart, ma anche Weber o Spohr abbiano composto per simili strumenti? Probabilmente ad aver ispirato queste opere non è stato lo strumento ma lo strumentista; il modo di suonare di Stadler o di Baermann o di Hermsted ha colpito così profondamente i compositori che, anche senza il supporto di un buon strumento, con la propria bravura hanno trasformato il brano in un capolavoro. Molto probabilmente il compositore è stato colpito dal suono, dal timbro, dalla straordinaria bravura esecutiva del clarinettista. Attraverso la storia del clarinetto, con punti di vista assolutamente personali, come l'attribuzione dell'invenzione al figlio di Denner, o alla discendenza dal recorder, passando da alcune tra le innumerevoli opere più significative composte per lo strumento, dall'analisi del timbro e degli armonici, l'autore entra nel vivo di questo strumento e del suo bellissimo suono.