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"I doni sono come gli ami" avverte Marziale. "Catturano anche gli dèi" afferma Ovidio. "Sono l'inganno in cui di solito incappano i re" osserva Seneca. La forza calamitante del dono, la sua natura seducente e pericolosa, emerge con chiarezza dall'analisi del sapere mitico romano e delle sue riscritture letterarie. I Romani, del resto, conoscevano bene il potere attrattivo dei doni, la loro capacità di condizionare i comportamenti e le dinamiche di relazione. Erifile è soggiogata dalla collana di Armonia, Mida è accecato dalla sua fame d'oro, Creusa è ingannata dai doni nuziali; Didone brucia con sé quelli dell'amato, Semele e Fetonte ne saranno bruciati. Il dono promesso è un rischio, il dono al nemico un tradimento, il dono di donna un pericolo. Da Numa al maestro dei Falisci, da Scilla a Tarpea, da Medea a Deianira, questo libro indaga il modo in cui gli autori latini rappresentano le potenzialità funeste dei meccanismi di scambio nei loro racconti mitici, le modalità con cui quegli stessi racconti sono rielaborati in rapporto ai modelli greci, e le categorie culturali che entrano in gioco nella riconfigurazione del dono, delle sue storie e dei suoi protagonisti.