Lutero e la Riforma. Lo spirito del germanesimo nel rigetto del Rinascimento di Giorgetti P. Fernando - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Lutero e la Riforma. Lo spirito del germanesimo nel rigetto del Rinascimento

  • Autore: Giorgetti P. Fernando
  • Editore: ETS
  • Isbn: 9788846752055
  • Categoria: Filosofia occidentale moderna
  • Numero pagine: 309
  • Data di Uscita: 23/03/2018
  • Collana: Filosofia
27,00 €
Esaurito

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Pur nell'estraneità alle creazioni dell'Umanesimo sul terreno delle humanae litterae, sul piano delle arti l'avvicinarsi del Rinascimento al suo apogeo coincise anche in Germania con un periodo di grandissima effervescenza e di incontri diretti con gli artisti dell'Italia umanistica e rinascimentale. A cominciare da Dürer, maestri del livello di Leonardo, Raffaello, Tiziano, Michelangelo, divennero gli indispensabili interlocutori di arte e di dottrine estetiche nelle floridissime città tedesche, ricche di arte e di storia, che da sempre il Reno aveva unito, facendo di Basilea il principale centro di influenza culturale e civile. E fu a Basilea che Dürer si nutrì dei nuovi ideali estetici del Rinascimento italiano, da lui espressi néll'"Autoritratto con pelliccia" del 1500, riprodotto in copertina. L'apparire in esso come un Cristo benedicente non era blasfema empietà, ma celebrazione della magnificentia hominis, quale dono fatto da Dio all'uomo di quella bellezza che Dürer inseguì per tutta la vita e che, nel celebrarla in sé, intese come rinascimentale e universale omaggio all'humanitas qua talis, poco prima che essa fosse tanto contestata dalla Riforma. Era il grande ideale dell'"umanità una". Nascere con l'uomo, tramontare con l'uomo: questa fu la parabola del Rinascimento a Basilea e in Germania. E a spegnere la sua luce fu l'implacabile contestazione della dignitas dell'uomo e dei segni dell'arte e della bellezza, a cominciare proprio dai persecutori tumulti iconoclastici del Bidersturm, dei quali il simbolo più cupo fu la profanatoria distruzione dello "Heilsspiegelaltar", la grandiosa opera di Konrad Witz, il sommo artista gloriosamente operante già da quasi un secolo prima di Holbein."

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