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"Il saggio - la "mia" pedagogia - attraversa stagioni e luoghi della mia vita (l'infanzia, l'adolescenza, l'età giovanile e adulta) ponendo sotto i riflettori i ricordi, lontani e vicini, di forte pregnanza esistenziale e scientifica. Il saggio è una sorta di "occhio" che salta il muro della quotidianità per avventurarsi nelle contrade lontane da me vissute e abitate. Tuttora affidabili quando osservo, nella sfera di cristallo, il mondo che sta al di là della siepe leopardiana. Parlo del profumo alfabetico della pedagogia: i suoi canoni semiologici e semantici, le sue grammatiche e sintassi, il suo gusto per l'imprevisto e per l'avventura, la sua voglia inesauribile dell'emozionante, del comico e del magico. Parlo di infanzie e di adolescenze serie, concentrate e protese con tutte le loro forze a ingrandire - da sole - orizzonti terrestri e lunari. Sono nuove generazioni libere di scegliere. Non più tolemaiche (costrette a inchinarsi ai pregiudizi e alle superstizioni del mondo adulto), ma copernicane: laicamente in cammino alla scoperta di più culture, più alfabeti e più valori. Sono infanzie "ritrovate" che non affollano più i teatri del pregiudizio e della superstizione degli adulti, ma volano libere nei cieli della conoscenza e dell'utopia." (L'autore)