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Attorno al tema, che da Machiavelli ai trattatisti della ragion di Stato attraversa la letteratura politica italiana, della funzione civile della religione. Campanella sviluppa una riflessione che, fra le altre cose, ambisce ad aiutare i governanti nella lotta per il mantenimento del potere, insegnando loro come prevenire o reprimere le congiure e le ribellioni. Valorizzando in tal senso il ruolo sia del pontefice, dei sacerdoti e dei predicatori, sia del timore di Dio e dell'inferno, egli - oltre a esplorare le molte potenzialità politiche della religione - mostra di aver appreso e assimilato la grande lezione di realismo impartita da Machiavelli e Guicciardini. Una lezione concernente il dovere, da parte dell'uomo politico, di muoversi sul terreno accidentato della psicologia umana, di conoscere e saper manipolare i sentimenti che spingono gli uomini ad agire, spesso a dispetto di ogni rischio e pericolo, e quelli che ne inibiscono l'azione.