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Nell'antichità, e fino all'età rinascimentale, i Fenomeni di Arato di Soli hanno conosciuto un successo davvero sorprendente; una fama a cui hanno certamente contribuito anche le sue numerose "versioni" latine, a partire dalla più antica, quella di Cicerone, la cui traduzione italiana viene proposta in queste pagine. Il più grande oratore di Roma, poco più che ragazzo, tradusse la sezione astronomica del poema di Arato con una certa originalità, trasformando la descrizione delle singole costellazioni in una serie di vividi quadri in movimento. A distanza di quasi un trentennio, quando era all'apice della propria carriera politica e forense, Cicerone tornò ad Arato, e tradusse anche la seconda parte del poema greco, dedicata ai segni che consentono di prevedere il tempo atmosferico. Nonostante la loro natura frammentaria, questi due poemi costituiscono una preziosa testimonianza per la storia della poesia didascalica latina, e assieme offrono un concreto 'saggio di traduzione' per un autore che alla traduzione ha dedicato fondamentali riflessioni teoriche.