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"La guerra alla guerra non sarà una gita della domenica o una scampagnata", scrisse nel 1910 William James (1842-1910), uno dei più importanti filosofi americani. Che fare, allora? La risposta è in questi suoi scritti, proposti in traduzione al lettore italiano. Trovare un "equivalente morale della guerra" con cui convogliare l'aggressività e il bisogno di azione e sacrificio verso scopi pacifici e socialmente utili può sembrare una posizione ingenua, idealistica o angusta, ma non si può negare che impone di riflettere sulla natura umana, cioè su quel qualcosa che sta al fondo di tutte le guerre e di tutte le esplosioni di violenza collettiva, qualunque siano le cause economiche, sociali, politiche, ideologiche contingenti di questa o quella.