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Marcello Cini, fisico ed epistemologo, è tra coloro che negli anni Settanta del XX secolo aprono in Italia una nuova strada per riflettere sulla scienza. Emerge un pensiero critico e autocritico sul "testo" e sul "contesto" della ricerca, che mette in discussione nientemeno che il dogma della neutralità scientifica. L'opera di Cini ha sollevato polemiche di larga portata in quanto sembrava intaccare l'oggettività scientifica e la fiducia nella razionalità sovraindividuale. Da allora la scienza non fu più neutrale. Ma senza nessun relativismo e mai ridotta al rango di opinione: la corroborazione e la coerenza delle spiegazioni e delle sperimentazioni erano fuori questione, perché ben altra era la posta in gioco. Si trattava di fare della scienza (e del suo uso) qualcosa di aperto, maturo e capace di critica: riconoscendone i nessi con la società, l'economia e la politica e, al tempo stesso, disvelando le connessioni, nei metodi e negli obiettivi, con gli interessi e le ideologie dominanti. A tre anni dalla scomparsa di Marcello Cini è sorta l'esigenza di raccontarne la vita e le opere e insieme di riprendere il filo del suo pensiero e delle sue idee. I saggi raccolti in questo volume si tendono figurativamente tra due poli: parlano di Cini e parlano con Cini. E a volte fanno le due cose insieme, attraversando questioni che si intersecano sui piani della riflessione sociale, dell'epistemologia, della storia e delle politiche della ricerca...