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"Un regista è un uomo come tutti gli altri. Eppure la sua vita non è normale. Vedere per noi è una necessità. Anche per un pittore il problema è vedere, ma mentre per il pittore si tratta di scoprire una realtà statica, o anche un ritmo, se vogliamo, ma un ritmo che si è fermato nel segno, per il regista il problema è cogliere una realtà che si matura e si consuma, e proporre questo movimento, questo arrivare e proseguire, come nuova percezione". È a partire da queste parole di Michelangelo Antonioni che Lorenzo Cuccu sviluppa un discorso, iniziato nel 1973 con "La visione come problema", sullo stile del grande regista italiano, sulle sue articolazioni interne e sul suo movimento: un discorso che giunge ad identificare proprio nello sguardo che fa il film il senso profondo di una forma che diventa, nelle ultime opere, meditazione sulla morte e poi riconquista della "nuova percezione", pur nella sua labilità, come condizione positiva di esperienza di vita. Con un contributo di Diletta Fallani.