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Prendendo avvio dal quinto verso del proemio dell'Odissea, il saggio guarda, in particolare, al coniugarsi di arnymai e psyché e, proponendo una lettura alternativa a quella insediata nella tradizione, vi coglie il delinearsi di una potenzialità accrescitiva endogena alla psyché di Odisseo. Toccando, poi, diversi momenti dell'opera omerica e con il ricorso a un intrecciarsi di linguistica e filologia, cerca di inscrivere in un quadro coerente tale interpretazione, che vedrà consegnare lo statuto ontologico al Divenire e non all'Essere, fino a ravvisare nella psyché di Odisseo una sorprendente dunamis accrescitiva e l'adesione a una logica non-asimmetrica. Odisseo si opporrà, infatti, all'asimmetrica logica iliadica e itacese del kléos, offrendo quale potente alternativa la propria logica della psyché. Si perverrà così a definire l'Odissea stessa quale elogio dell'anima, encomio della psyché.