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Il 1956: un anno di sommovimenti capitali nella storia del secolo scorso, con la repressione sovietica, di cui i carri armati su Budapest rappresentano il simbolo più esplicito, a seguire a ruota una distensione kruscioviana troppo breve per dare frutti duraturi. "Il Contemporaneo": la rivista "ufficiale" della cultura marxista italiana, fucina della vita intellettuale del nostro paese, sotto l'egida del deus ex machina Carlo Salinari, custode di una pretesa ortodossia di ispirazione materialista, gramsciana e realista. Quattro autori: Pratolini, Pasolini, Cassola e Calvino, impegnati in questi anni in percorsi fondamentali per la loro storia di scrittori e di uomini, portatori di divisione quando non di aperta opposizione all'interno del proprio stesso campo ideologico. All'incrocio di queste strade, tra storia, cultura e letteratura, si pone il presente volume, costruito nella convinzione che i territori dell'ideologia non possano essere tralasciati nell'analisi dei fatti letterari del Novecento, secolo attraverso il quale si dipana più che in qualsiasi altra era la tela di una relazione estremamente complessa tra arte e politica, con la prima fortemente tentata da un "impegno" diventato quasi fisiologico, ma sempre bisognosa di una propria autonomia, e la seconda a richiedere incessantemente agli intellettuali la presa e la tenuta di una "posizione" che trattenga l'atto creativo nei binari di un'eteronomia.