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La soggettività è il punto debole della conoscenza, ma anche il sale della vita di relazione. E la relazione intersoggettiva richiede di essere almeno in due, soggetti differenti e non omologati. Se mi guardo allo specchio e offro la destra alla mia immagine, questa mi porge la sinistra: impossibile darsi una mano. Rileggendo gli autori classici che hanno segnato il passaggio dal primato fenomenologico della coscienza al primato della relazione sociale nell'ontogenesi, il libro traccia la mappa di un percorso storico-concettuale che colloca il soggetto nella matrice di relazioni interpersonali da cui emerge il sé. Recupera il taglio psicologico individuale e, per analogia con la tecnica cinematografica, propone la soggettivazione, un atteggiamento situato dal punto di vista del singolo che mette tra parentesi l'egocentrismo. Rinunciando alla scorciatoia degli specchi nella testa di certe neuroscienze contemporanee, passa dalla rivisitazione del mito di Narciso e della metafora del rispecchiamento nella relazione illusoriamente simmetrica, alla capacità adulta di riflessione, anche su se stessi, e di un ascolto dell'altro non improntato alla retorica degli affetti bensì a quel riconoscimento dell'alterità che poggia sulla capacità di dialogare con se stesso.