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"Molina di Quosa è ovunque e in nessun luogo. Ci sono maestri e mestieri di vita e i "posti" crocevia di storie e racconti tramandati negli anni (e per questo ingigantiti nei dettagli, con aneddoti a corredo, fantasie e realtà). Un bar e il barbiere, il calzolaio e un cinema. La sezione del Partito e un circolo ricreativo. Dal meccanico e in macelleria. Panificio, elettronica. Soprannomi, più che nomi. Impossibili, eppure etichette per destini incrociati, inesistenti e rampanti allo stesso tempo: Gary, Sega, Tonfo, Rampola, Scelba, Pioviscolo, il Noni, il Fava, Mondomaiale, lo Sceriffo, Dondo, Buino, Caccole, il Popi, Lisciolino, il Vanni, Tomaione... e poi il Sonno (che era lento) e la Febbre (cagionevole di salute) perché "i paesi, si sa, certe cose te le ricordano tutta la vita". Eventi, più che avvenimenti. Quella volta della baby sitter bona da conquistare... o la domenica estiva della gitarella fuori porta. L'arrampicata sull'albero a rubar ciliegie e poi la foto furtiva in un pomeriggio d'inverno. L'affetto per un quadro importante e austero. Gli scherzi al cinema o alla tv amatoriale creata apposta per il paese (una vera e propria street tv ante litteram). Fare l'amore come si può."