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Tracciando il fil rouge che connette l'arte alla scienza, scandendo i riferimenti scientifici con quelli cinematografici, letterari e dell'arte contemporanea, da Calvino a Feyerabend, da Rodari a von Foerster, da Munari a Bateson, da Benigni a Bruner, il testo intende proporre l'Atelier non solo come forma laboratoriale, all'interno dei contesti della formazione degli adulti, ma anche come metaforma: giacché "l'arte" non è solo una disciplina scolastica ma una forma mentis, una modalità didattica che discende, innanzitutto, da una particolare epistemologia. Il volume intende, allora, trasportare i linguaggi estetici dal campo terapeutico dell'arteterapia a quello ordinario della didattica e dell'educazione. Infine, una "antologia sui generis": brani provenienti dal mondo dell'arte e dal mondo della scienza tessono un percorso "leggero", nel senso calviniano, verso l'accoglienza della complessità e della correlazione tra arte, gioco e narrazione, invitando ogni educatore/formatore alla tessitura della propria "auto-bio-epistemologia".