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Questo 'romanzo' ricostruisce l'eccidio nazista avvenuto a Pisa il 1° agosto 1944, dove trovarono la morte sette ebrei e cinque cristiani raccolti nell'abitazione di Giuseppe Pardo Roques, parnàs (presidente) della locale comunità ebraica, affetto da una grave fobia che gli impedì di trovare rifugio altrove, in quei giorni tanto pericolosi e incerti, a solo un mese dalla liberazione della città. Arieti, nel narrare la vicenda avvalendosi delle testimonianze raccolte e della propria conoscenza personale, sviluppa una lettura simbolica dell'accaduto in cui il fatale vincolo della malattia diviene il fulcro determinante per attingere una superiore comprensione del significato e del valore della sofferenza umana, personale e collettiva. "Scritto non solo con l'inchiostro ma anche col sangue" il libro, un po' romanzo storico, un po' racconto letterario di caso clinico, un po' testo di teatro, è soprattutto una penetrante testimonianza dell'imperituro affetto dell'autore per Pisa e per il maestro degli anni giovanili, suo ispiratore interno di vocazione scientifica, professionale, e complessivamente umana. La postfazione di Michel David illumina ogni risvolto dell'opera, sapendo anche mettere in relazione questa sorta di testamento spirituale con le più importanti opere scientifiche di Arieti.