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Le Amazzoni, le violente donne guerriere che almeno fin dai tempi di Omero animano l'immaginario occidentale, rivivono nella Amazonida, forse l'unico poema della letteratura italiana incentrato interamente su questo mitico popolo, pubblicato per la prima volta nel 1504 e scritto da Andrea Stagi, un oscuro cortigiano di origine anconetana, le cui vicende biografiche sono state inghiottite dal tempo. Il poeta, non senza sorprendente originalità, ripropone l'epopea delle Amazzoni, dalle origini fino all'epoca della guerra di Troia. Depurando la saga degli elementi più truculenti, ci presenta un utopico regno, ordinato e opulento, abitato unicamente da donne che vivono in castità, libere dal giogo maschile. Incontrastata protagonista è la regina Pentesilea, non quella bella e perdente della tradizione antica ma una semidea inserita in contesti assolutamente nuovi, perfetta sotto l'aspetto sia fisico sia morale, insensibile alle insidie di Amore, magnanima governante, abile cacciatrice e temibile guerriera, a cui non possono resistere mostri, maghe, divinità avverse e nemmeno i paradigmatici campioni della fallocrazia e del patriarcato: Ercole, Teseo, Euristeo. Viene qui riproposta l'opera, oggi semisconosciuta, di un 'minore' alla ricerca di nuove vie di sperimentazione letteraria, prodotta in un periodo di stagnazione del genere cavalleresco che, dopo i capolavori del Pulci e del Boiardo, vide la rinascita del genere epico mitologico, a cui il componimento dello Stagi può essere ascritto.