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A che punto si trova oggi la discussione teorica sul fantastico? E che ne è stato del fantastico nel XX secolo, specificamente nella letteratura italiana? Alcuni degli articoli qui raccolti cercano di rispondere alla prima domanda: vi si ripercorrono i problemi con cui si è scontrata la riflessione critico-teorica negli ultimi quarant'anni e si delineano dei percorsi alternativi d'indagine. In due casi questi percorsi sono orientati a rendere ragione dell'identità del testo senza che si ricorra affatto a una prassi classificatoria; in un terzo - riconosciuto che distinzioni di genere si rendono talvolta necessarie nella loro funzione strumentale - viene proposta una strategia tesa a evitare l'uso dei criteri finora più frequentemente adottati, giudicati poco convincenti. Altri articoli affrontano invece la seconda questione, di carattere storico-letterario, e illustrano come diversi scrittori del Novecento (Papini, Pirandello, Bontempelli, Landolfi, Savinio, Levi e Tomizza) abbiano rielaborato motivi e dispositivi narrativi ricorrenti nella letteratura che più spesso, per determinate ricorrenze tematiche e discorsive, si è soliti considerare fantastica oppure abbiano invitato a leggere in chiave fantastica le proprie opere attraverso l'attivazione di una scrittura basata sul doppio. La preoccupazione di fondo che guida tali interventi è di comprendere la funzione che il riuso e la risemantizzazione della tramandata letteratura fantastica in ogni singolo caso assolvono.