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Dall'antichità classica al Novecento Roma è sempre stata un'inesauribile fonte di riflessione e d'ispirazione per i letterati che vi risiedevano o per quelli che la visitavano. Questi autori hanno catturato le immagini della 'città eterna' per decantarne le meraviglie o per lamentarne la decadenza, per esaltarne la gloria o per condannarla come spazio di ogni corruzione morale e civile. Dopo la Breccia di Porta Pia furono in particolare gli scrittori della nuova Italia a confrontarsi con l'Urbe, a impegnarsi nel non facile cammino di avvicinamento a una realtà per lunghi decenni idealizzata come meta suprema dell'epopea risorgimentale e rivelatasi invece, alla prova dei fatti e passata l'euforia successiva al 20 settembre 1870, fonte di innumerevoli problemi e centro di un malcostume politico destinato a segnarla fin da subito anche nella sua nuova veste di capitale del Regno. Da De Amicis a Faldella, da Chelli a De Roberto, da d'Annunzio a Pirandello molti sono gli autori che hanno testimoniato ciò che Roma ha rappresentato nella loro esperienza, documentandone al contempo la realtà storica. Questo libro si occupa della Roma 'lirica' di Carducci, d'Annunzio e Pascoli. Attraverso l'analisi dei numerosi testi nei quali questi poeti hanno elaborato l'immagine della città, declinandola secondo le rispettive sensibilità, si è voluto ricostruire e dare rilievo a un momento importante della lunga e non ancora conclusa storia di Roma come tema letterario.