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Chauncey Wright, brillante allievo americano di Darwin e maestro di W. James e C. S. Peirce, è un pensatore poco conosciuto, non solo al grande pubblico, ma anche agli addetti ai lavori, tanto da essere stato definito un "filosofo dimenticato". A dispetto di ciò, l'autore dimostra, in una disamina approfondita della figura e del pensiero di Wright, quanto questo studioso sia invece meritevole, oggi, del più grande interesse, una volta posto in un proficuo dialogo a distanza, da un lato, con una delle correnti più feconde del panorama filosofico (il pragmatismo americano) e, dall'altro, con uno degli indirizzi più interessanti della biologia contemporanea (quello gouldiano). Pochi sanno, infatti, che attraverso il suo principio "dei nuovi usi di vecchie strutture", molto simile al moderno concetto biologico di exaptation, Wright ha delineato, in anticipo sui tempi, una riflessione sulla teoria darwiniana in senso non adattazionista e improntata sull'idea di una contingenza radicale dei fenomeni viventi. A partire da questa impostazione, puntando nella direzione di un pragmatismo nascente, egli ha elaborato una filosofia centrata sull'importanza strategica degli "effetti", delle "pratiche", dei "segni", aprendo una strada teoreticamente promettente per ripensare, oggi, la grande questione della genesi evolutiva della mente e del linguaggio umani.