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In un lungo arco temporale (dall'età tardoantica, attraverso il medioevo, fino agli inizi dell'età moderna) filosofi e teologi hanno rinunciato a osservare gli animali, preferendo all'esperienza l'analisi concettuale e la manipolazione simbolica. Dunque è possibile raccontare una storia non di animali incontrati e osservati, ma di animali pensati, in un quadro complesso di tradizioni diverse, di linguaggi che si stratificano, di libri che parlano di libri, di feconde tensioni tra la persistenza di modelli teologici e la riappropriazione dell'epistemologia aristotelica tra XIII e XVI secolo. Un superamento di queste tensioni fu il neoaristotelismo attivo di alcuni naturalisti che, intorno alla metà del Cinquecento, cercarono di mettere l'epistemologia aristotelica al servizio dell'osservazione diretta, della dissezione e dell'integrazione parola/immagine in splendidi libri illustrati.