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Per il suo estremismo linguistico e concettuale, per la sua valenza di desolata testimonianza esistenziale, per la sua rarefatta e sofferta marginalità, la poesia di Lorenzo Calogero rappresenta l'esperienza poetica più radicale e sconosciuta del Novecento letterario italiano. Dopo il clamore del "caso Calogero" suscitato negli anni Sessanta dalla pubblicazione postuma delle sue Opere poetiche, e dopo diverse e sempre episodiche fasi di attenzione critica nel corso degli ultimi quarant'anni (dall'ammirato omaggio di Montale negli anni Sessanta fino all'adozione di Amelia Rosselli negli anni Ottanta), i saggi che compongono questo libro rappresentano l'indagine più compiuta di una vasta e misteriosa esperienza poetica che attraversa come un'insanabile contraddizione gli anni cruciali della poesia italiana del Novecento. La disamina della poetica calogeriana, particolarmente attenta al meccanismo espressivo fondato sull'analogia fonica, ne segue lo sviluppo nel corso degli anni Cinquanta, ma questo fino ai Quaderni di Villa Nuccia. A quest'ultima controversa opera è dedicata una verifica filologica sui manoscritti conservati presso l'Università della Calabria. A un secolo dalla nascita del poeta (1910) e a cinquant'anni dalla sua scomparsa (1961), questo libro ambisce perciò a rilanciare l'interesse critico e filologico per la poesia di Calogero e a contribuire alla rivalutazione di una voce poetica ingiustamente rimossa dal canone novecentesco.