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Un po' come nel Moby Dick di Melville, questo libro sulla scienza "intuitiva" di Spinoza va alla caccia di uno strano animale sfuggente, con la convinzione, alla fine, di averlo arpionato. Solo che in quel romanzo favoloso, in quelle avventure di mare, gli scogli e le buriane erano per i protagonisti, mentre al lettore era riservato un disteso, e sia pur pensieroso, godimento; qui invece la navigazione è impegnativa anche per il lettore. In effetti non sono molti gli storici della filosofia che credono, come l'autore di questo libro, nella specificità scientifica di quello che, nel pensiero di Spinoza, è il terzo genere di conoscenza. Per lo più si pensa che corrisponda all'elevazione mistica della mente, e che abbia a che fare con la "sapienza" in senso antico, più che con la "scienza" in senso moderno. Questo libro propone invece un itinerario che ci porta a vedere la scienza intuitiva come conoscenza scientifica a pieno titolo, e al tempo stesso come un sapere diverso dalla scienza normale. La società umana, il mondo delle passioni e della vita civile, la quasi divinizzazione dei propri simili ("homo homini Deus"), creano il disegno di una scienza nuova, come direbbe più tardi Vico; che non si nutre di sogni utopici, quanto piuttosto di un disincantato sguardo alla Machiavelli, con una tensione interiore che al centro di tutto l'impegno del pensiero pone la 'libera respublica'.