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I miti hanno sempre svolto una fondamentale funzione trainante nella storia della civiltà. L'idealizzazione di un evento o di un personaggio finisce, spesso, con l'assumere, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, caratteri e proporzioni quasi leggendari, esercitando perciò un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo e di un'età. In forma generalmente narrativa, il mito fornisce una spiegazione e insieme una garanzia della validità degli elementi che costituiscono il patrimonio sociale, intellettuale e morale di una cultura. E ciò, talvolta, indipendentemente dalla fondatezza e dalla obiettiva veridicità dei fatti e delle circostanze che lo sostanziano e lo sostengono. Lo stesso - con le dovute proporzioni - è avvenuto con riferimento alle vicende, all'opera ed al messaggio di Cesare Beccaria. Il marchese lombardo è da sempre da tutti considerato il padre della penalità moderna; il grande benefattore dell'umanità, che - con le sue idee e con il suo coraggio - seppe rivoluzionare un universo statico e ormai anacronistico, quale era la società europea della seconda metà del '700. Forse, la verità storica è un po' diversa, ma l'importanza dei miti risiede proprio nella loro indiscussa capacità di incidere sulle vicende umane e di generare il mutamento sociale, ben oltre quanto non avrebbe potuto fare la prima. È per questo che le democrazie moderne saranno sempre in debito con Cesare.