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Il variare, lento ma inesorabile, dell'architettura e della città "pare" guidato verso un fine desiderato, o almeno verso un fine. È un variare cui "sembra" di potersi attribuire il senso di un'evoluzione, intesa come processo di perfezionamento, non importa se intenzionale o casuale. È inoltre un variare veloce, ben sensibile e verificabile nel tempo, più di quanto non lo sia la trasformazione dell'ameba in elefante, e tuttavia, stranamente, non è mai stato indagato con determinazione. In questo libro sono descritti casi sintomatici di adattamento accidentale delle mutazioni architettoniche, anch'esse accidentali, a nuove ed imprevedibili necessità d'uso. L'esplorazione, anche se non sistematica né tantomeno esaustiva, è estesa anche alla dimensione urbana, soprattutto dove il cambiamento è più rapido e controllabile, vale a dire dove le modifiche vengono prodotte con maggiore varietà ed evidenza. Un primo obiettivo che il libro propone, per alcuni superfluo, per altri disperato, è quello di offrire un modesto contributo al pensiero darwiniano, finora non verificato in un ambito applicativo così vicino alla dimensione tecnica e a quella estetica. Un secondo obiettivo, ambizioso quanto forse inutile, è quello di portare alle estreme conseguenze le ipotesi su cui si fonda l'evoluzionismo, vale a dire l'assoluta mancanza di finalità d'ogni atto e quindi l'assoluta casualità del divenire.