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Ha fondamento sostenere che l'anima della bellezza possa essere la vita stessa? E se così fosse, quale peso avrebbe l'esperienza di bellezza nello sviluppo della mente-persona, nella costruzione della personalità, nel proprio fare vita e mettere in forma la conoscenza? Quest'opera si interroga sul rapporto fra bellezza/mente/vita alla ricerca di una psicologia che ne sappia cogliere e fruttare le profonde relazioni. Ed è un testo in ascolto di Emily Dickinson quando scrive che "la mente ha giusto il peso di Dio". Una mente-persona complessa che - nell'intersoggettività - vive ed esprime la propria dimensione estetico-creativa, emotiva, affettiva, immaginifica, amorosa, poetica, con cui pronuncia in modo del tutto singolare e stupefacente, unico e originale, irripetibile e profondo, il peso incommensurabile dell'esistenza. È un testo il cui progetto transdisciplinare interessa chiunque si occupi di temi psicologici, sociali, antropologici, filosofici, estetici, pedagogici e clinici della dimensione estetica dell'esperienza e dell'esistenza, oltre che di arte. Soprattutto un'opera che indaga - attraversando il pensiero di celebri autori - su questioni inerenti un'estetica della conoscenza da considerarsi vitale per lo sviluppo del pensiero e per prospettare possibili miglioramenti nella qualità della vita individuale e collettiva.