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Apprezzata, competente e affidabile: è questa l'immagine della classe dirigente trentina così come evidenziato dal parere di autorevoli testimoni della realtà nazionale. L'analisi sul campo fa poi emergere anche alcune zone critiche, come la tendenza a un controllo eccessivo che alimenta la spinta a "regolamentare" più che la spinta a "intraprendere", la presenza di comportamenti ispirati all'eccessiva prudenza e alla lentezza nel prendere le decisioni, la connessa propensione a mantenere un livello elevato di conservazione del sistema. E ancora una classe dirigente diffusa ma reclutata in un bacino ristretto, con scarsa presenza femminile, tentata dall'autoreferenza, dall'appiattimento sul livello medio e dalla molteplicità di incarichi. La buona immagine esterna e la buona autopercezione non eliminano la necessità di cogliere queste zone critiche interpretando il passaggio che va oltre l'attuale stato di maturità e conclude una fase ormai esaurita. Un passaggio che richiede un investimento straordinario, in grado di coinvolgere pubblico e privato incidendo sui meccanismi che generano una classe dirigente "di secondo ciclo". Una classe dirigente non chiusa in difesa, capace di immaginare il futuro interpretando il nuovo che emerge nelle istituzioni, nell'economia, nella convivenza sociale e rispondendo positivamente alla grande sfida dei rapporti globali.