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Quando nel V secolo il pellegrino buddhista cinese Faxian visitò l'opulenta città indiana di Pataliputra, rimase colpito dalla presenza di "ospedali" finanziati da associazioni di commercianti, dove i poveri potevano ricevere le cure di medici qualificati. L'Ayurveda ("scienza della longevità"), di cui quei medici seguivano i dettami, aveva già allora una lunga storia alle spalle, dato che i suoi inizi risalgono probabilmente a mille anni prima - più o meno all'epoca del Buddha. Ed è sopravvissuto al diffondersi e all'affermarsi della moderna medicina occidentale: non solo, infatti, è ancora ampiamente praticato, ma è ufficialmente sostenuto e promosso come sistema terapeutico dal governo indiano. I suoi princìpi, ai quali i medici ayurvedici si mantengono tutt'oggi fedeli, sono codificati in opere assai antiche e venerate, a partire da una "grande triade" formata dal Compendio di Caraka, da quello di Susruta e dal Cuore della mediana di Vagbhata: a essi è indispensabile rifarsi se si vuole accedere alle fonti di tale pensiero. In questa antologia di testi classici tradotti dal sanscrito, Dominik Wujastyk introduce alla storia e alle teorie dell'Ayurveda, proponendo una scelta di argomenti che oltre ai concetti fondamentali include temi che più di altri possono suscitare la curiosità del lettore moderno: dagli usi dell'aglio alla rinoplastica, dai regimi stagionali alla spiegazione del perché gli impulsi naturali non vanno soppressi.