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Un paio di decenni fa Iosif Brodskij ebbe a scrivere di Walcott: "Per quasi quarant'anni, senza sosta, i suoi versi pulsanti e inesorabili sono arrivati nella lingua inglese come onde di marea, coagulandosi in un arcipelago di poesie senza il quale la mappa della letteratura moderna assomiglierebbe, di fatto, a una carta da parati". Un arcipelago al quale, da allora, non hanno mai smesso di aggiungersi nuove isole, ma le cui coordinate sono rimaste immutate: dalle promesse giovanili di In una notte verde - imparare "a soffrire in giambici accurati", "lodare finché amore duri, i vivi e i morti bruni" - alle riflessioni sull'arte e sulla vecchiaia del Prodigo. Una dedizione totale alla poesia e una preoccupazione per la condizione umana nate dalla volontà di rimanere fedele a un'epifania precoce - magistralmente narrata nel poema autobiografico Un'altra vita - che, alla maniera di Dante, ha segnato e continua a segnare il corso di un'intera esistenza. Ripercorrere l'avventura letteraria di Walcott significa assistere al dispiegarsi di un dono poetico capace, come forse nessun altro ai nostri giorni, di coniugare il lampo lirico dell'istante "in cui ogni sfaccettatura" è "còlta in un cristallo di ambiguità" con il gesto aperto e impersonale dell'epica. Il risultato, sulla pagina, è un'opera di straordinaria versatilità formale, magnificenza linguistica e precisione metaforica, costantemente illuminata da una compassione ampia, come nei grandi poeti di ogni tempo.