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In versi che scivolano uno sull'altro come onde, il poema dispiega lento i suoi temi, come un romanzo. Parla della silenziosa preghiera dell'arte, della memoria che stinge come il colore dei dipinti. E dell'esilio, emblema di quel senso di estraneità che alcuni si portano dentro ovunque, in ogni istante. Come Walcott (Nobel per la letteratura 1992) e il suo conterraneo Pissarro, separati da cento anni di storia, ma appartenenti entrambi a minoranze etniche e religiose, metodista il primo, sefardita il secondo. Due esuli volontari, che hanno scelto i climi freddi di New York e di Parigi. Due artigiani dalle vocazioni parallele, devoti allo studio del paesaggio e della luce.