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Dante perché è titolo con l'indicazione di una vasta congerie di motivi per cui il poeta fiorentino ha diritto di essere iscritto a una sorta di perenne attualità, valida ovviamente anche in questi tempi dove la velocità dei mutamenti consuma le certezze apparentemente più salde. D'altro canto Italo Calvino (Perché leggere i classici, Mondadori, 1981) lo ribadisce con la categorica affermazione: "Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire". Luigino Moreale vi ha trovato il combustibile per un'esperienza intellettuale che ha tradotto in evidenza scritta, percorrendo puntualmente i 100 canti della Divina Commedia "a volo d'uccello" e creando di volta in volta un "cantuccio personale" per una nota critica in margine, che è ulteriore elemento di connessione tra l'epoca odierna e il testo dantesco.