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«Il verso, che batte e lacera la trama sintattica e, di rimbalzo dal ritmo, bussa ad altre porte di senso, dice bene di questa poesia, che abita in prevalenza spazi notturni e che ferma lo sguardo, spesso, su asperità artiglianti (unghie di vento, punte acuminate, spigoli di stretti passaggi, angustie di "nidi" malcerti, umanità coronate di spine) che graffiano la superficie dell'esistente, che rimuovono il trucco coprente di cui l'esistente sociale si ammanta. E spingono a vedere.» (dalla Prefazione di Marcello Carlino).