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"Terrina di ventre molle,/ o già di vittima/ che me ne vado gonadi esangui in mano/ e artigliata amigdala": così comincia la ricetta del paté di vittima, componimento che apre e dà il titolo alla raccolta. Notoriamente, l'amigdala sarebbe nel cervello, nella sua parte profonda, il luogo delle emozioni, e in particolare la centrale primordiale che innesca la paura. Quando si inizia a mangiare il paté, la prima domanda che ci si pone è chi ha artigliato l'amigdala della vittima dal ventre molle. Si intravede una storia, fatta di un amore che finisce, di una famiglia o pezzi di famiglia insediati dolorosamente nella psiche di chi parla, di lavori precari e incerti, di incontri provvisori, ma la paura non è imputabile veramente a nessuno di questi fattori. Forse succede per l'essere umano quello che succede a volte in natura, quando la preda si paralizza spontaneamente, offrendosi così al suo carnefice. Il dubbio allora è che la vittima sia prima di tutto vittima di sé stessa, che sia vittima e insieme faccia la vittima. (Stefano Guerriero)