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"Le età del mondo" - che in questa edizione si presenta nelle versioni del 1811, 1813, 1815/17 e nei frammenti preparatori - indubbiamente non è soltanto l'opera alla quale Schelling si dedicò più intensamente e che avrebbe dovuto essere la sintesi perfetta del suo pensiero, ma è anche una delle più oscure paraboli del tardo idealismo. Il progetto originale di Schelling era di costruire una monumentale architettura del tempo, una visione grandiosa delle età del passato, del presente e del futuro. Eppure le versioni del 1811, del 1813 e del 1815/17 non parlano di nient'altro se non del passato, immemorabile abisso del tempo. Non perché Schelling non sia riuscito a pensare altro dal passato, ma perché il passato, l'eterno ed inattingibile passato è fonte di ogni tempo. Le età del mondo non sono solo tempi eterni, ma i volti stessi di Dio, l'intramontabile triade intradivina e il pensiero dell'inizio non è solo pensiero dell'insondabile abisso del tempo, ma soprattutto pensiero dell'inizio di Dio, della divinità di Dio.