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Che la tarda antichità possieda una propria unità intrinseca, che sia guidata da un principio spirituale originale e che questo coincida con lo spirito gnostico, sorto in Oriente intorno alla nascita di Cristo e diffuso poi in tutto l'Occidente greco-romano, questa è la tesi di fondo che anima "Gnosi e spirito tordoantico" e che l'Autore si sforza di dimostrare con puntuali analisi contro ogni giudizio di decadenza, di mero sincretismo su quest'epoca o ogni tentativo di ricondurla a tradizioni passate. Miti gnostici, culti misterici, apocalittica giudaica, primo cristianesimo, letteratura ermetica, filosofia neoplatonica e mistica monastica: tutte mostrano di condividere una stessa cornice storico-spirituale che articola un senso assolutamente nuovo del sé, del mondo e di Dio e della loro relazione: questa è "gnosi", conoscenza della verità sulla condizione umana, rivelazione di un radicale dualismo tra sé e mondo che orienta verso una dinamica di fuga demondizzante nell'aldilà, quale unica via di ritorno all'origine divina e dunque di salvezza. In questo quadro si sviluppa un'opera che è, da un lato, sintesi magistrale delle ricerche storico-religiose sul tema mediante l'uso dell'ermeneutica demitizzante di Bultmann e della fenomenologia esistenziale di Heidegger, entrambi maestri di Jonas, dall'altro tentativo fecondo di descrivere una forma di esistenza qualificata dal rifiuto del mondo e ricorrente variamente nella storia.