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"La nostra civiltà è piena di dèmoni e di demòni. Fëdor Dostoevskij ha scelto i secondi per scrivere il suo romanzo, ma non si è dimenticato dei primi. Certo, romanzo è quasi un termine improprio per il grande russo: anche "I demoni", come tutti i suoi libri, è un'opera nella quale si scontrano idee, quesiti essenziali; un testo che presenta personaggi subito identificabili con dei pensatori: sovente lottano con le proprie idee, quasi sempre la loro vita si trasforma in uno spazio filosofico. [...] Albert Camus notò che questo romanzo è un libro profetico, giacché rivela il nostro nichilismo, le varie e forsennate aspirazioni che caratterizzano la contemporaneità. Dostoevskij, dal canto suo, offre come unico paradigma Cristo. Le discussioni degli atei che popolano le pagine de "I demoni" non riescono a evitarlo e la sua presenza, ora tacita e ora esplicita, è la vera bussola che l'autore mette nella sua opera. Nulla era per questo scrittore più bello, più ragionevole, più perfetto di Cristo." (Dall'introduzione di Armando Torno)