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Pubblicato per la prima volta nel 1936, questo saggio è divenuto ben presto un classico dell'esegesi aristotelica. La tesi di fondo di Bignone, tuttora persuasiva, è che la formazione filosofica di Epicuro si sia dispiegata attraverso un serratissimo confronto solo con le opere dialogiche (oggi perdute) del giovane Aristotele, che all'epoca era ancora allievo platonico a tutto tondo. In sostanza, Epicuro non potè conoscere i trattati aristotelici più importanti (come la "Metafisica", la "Fisica", le "Etiche"), i quali avrebbero costituito per lui una sponda dialettica ben più solida e articolata.